Il 2019 è stato per Enel un anno di svolta: la produzione elettrica da fonti rinnovabili ha raggiunto a livello globale quella da fonti convenzionali. Un traguardo reso possibile da una strategia di business che dal 2015 si è focalizzata sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e che ha fatto sì che il Gruppo diventasse il leader mondiale nei settori delle reti di distribuzione e delle energie pulite, con la più vasta base di clienti retail (71 milioni) e circa 46 GW di capacità gestita tra eolico, solare, geotermico e idroelettrico.
Nel periodo 2020-2022 – come riporta una nota della società – Enel ha in programma investimenti per 28,7 miliardi di euro, pari a un incremento dell’11% rispetto al piano precedente, che porteranno a un Ebitda atteso di 20,1 miliardi di euro nel 2022 (+13% rispetto ai 17,8 miliardi di euro previsti nel 2019). Gli investimenti si concentreranno principalmente su tre obiettivi di sviluppo sostenibile (i Sustainable Development Goals fissati dall’Onu nell’Agenda 2030), che rappresenteranno circa il 95% dei capex cumulati di Gruppo nel periodo 2020-2022: energia pulita e accessibile (SDG 7), industria, innovazione e infrastrutture (SDG 9) e città e comunità sostenibili (SDG 11), che contribuiscono complessivamente alla lotta contro il cambiamento climatico (SDG 13).
Alla decarbonizzazione sarà destinato circa il 50% del totale, con 14,4 miliardi per accelerare la realizzazione di nuova capacità rinnovabile e la sostituzione progressiva della generazione da carbone. Entro il 2022, si prevede lo sviluppo di 14,1 GW di nuova capacità rinnovabile (+22% rispetto al piano precedente) e la riduzione della capacità e la produzione da carbone del 61% e del 74%, rispetto al 2018. La sostenibilità diventa quindi un requisito essenziale anche per gli investimenti finanziari in quanto contribuisce concretamente a creare valore come dimostrato dal record di capitalizzazione di mercato raggiunto dal titolo nelle ultime settimane.