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L’Anci detta le linee guida per le Comunità energetiche rinnovabili

Anci (Associazione nazionale comuni italiani) ha redatto in collaborazione con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), un vademecum per promuovere lo sviluppo delle comunità energetiche a trazione pubblica.

Una guida non vincolante, ma con informazioni pratiche per aiutare le amministrazioni pubbliche e i territori a sfruttare i meccanismi di sostegno per diffondere l’autoconsumo energetico. Il documento diventa ancora più prezioso per le amministrazioni dopo che l’Ue ha stabilito che almeno il 20% dell’energia da fonti rinnovabili provenga dalle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) con l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica e renderla partecipata e diffusa dal basso nei territori.

La guida Anci indica tre forme giuridiche per costituire una Cer: associazione, cooperativa e fondazione di partecipazione.

La chiave per il successo delle comunità energetiche – riporta un comunicato – è la presenza di uffici o settori dedicati, così come la nomina di un energy manager. Questo ruolo è cruciale per il coordinamento delle operazioni e l’ottimizzazione dell’uso dell’energia a livello comunale. Sull’energy manager ricadono infatti le responsabilità di monitorare i consumi energetici, pianificare interventi di efficientamento e assicurare la sostenibilità dei progetti energetici.

Alcune esperienze italiane sono la dimostrazione di come individuare un partner qualificato e neutrale possa risultare decisivo per realizzare una Cer. Esempi di tali partner includono istituzioni scientifiche, accademiche, o agenzie locali per l’energia, tutti soggetti in grado di fornire competenze tecniche e consulenza strategica, garantendo che il progetto sia avviato su basi solide e che le decisioni prese siano ben informate e imparziali.

Finanziamento delle iniziative

Per quanto riguarda il finanziamento, il vademecum Anci suggerisce di considerare forme di finanziamento privato se le risorse pubbliche non sono sufficienti. Tra le opzioni disponibili ci sono:

– Contratti di approvvigionamento energetico: questi possono essere gestiti tramite Consip o altre piattaforme di approvvigionamento pubblico, garantendo trasparenza e competitività;

– Contratti di prestazione energetica (Epc): coinvolgono società di servizi energetici (Esco) che investono nei progetti di efficientamento energetico e vengono remunerate attraverso i risparmi ottenuti;

– Partenariati pubblico-privato (Ppp): questi accordi possono facilitare la collaborazione tra enti pubblici e privati, condividendo rischi e benefici dei progetti.

Un altro aspetto fondamentale riguarda la raccolta e la gestione delle informazioni. I comuni devono mantenere una documentazione aggiornata su patrimonio, consumi e aree idonee per l’installazione di impianti energetici. Questo aiuta a pianificare in modo efficace e a identificare le migliori opportunità per lo sviluppo delle comunità energetiche.

Sinergia pubblico-privato e reti di distribuzione

Spesso, il collo di bottiglia si verifica nella rete di distribuzione. Per questo, evidenzia il documento, è necessario sviluppare un masterplan solido che integri gli interventi di efficientamento energetico e l’installazione di impianti da fonti rinnovabili nei piani di programmazione comunale. Questo approccio assicura che le comunità energetiche non siano iniziative isolate, ma parte di una strategia più ampia e integrata. Il pubblico che incontra il privato e viceversa.

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