“Non illudetevi, l’industria automobilistica europea è all’altezza della sfida di produrre auto e furgoni a emissioni zero”, ha affermato Zipse. “Tuttavia, ora siamo ansiosi di vedere le condizioni essenziali per raggiungere questo obiettivo riflesse nelle politiche dell’Ue. Queste includono un’abbondanza di energia rinnovabile, una rete infrastrutturale di ricarica privata e pubblica adeguata e l’accesso alle materie prime”.
Grazie ai continui investimenti dell’industria, l’anno scorso un’auto nuova su cinque venduta nell’Ue era “alla spina”. Entro il 2030 si prevede che questo numero salirà a tre auto su cinque, mettendo l’Ue davanti a tutte le altre regioni del mondo.
Le case automobilistiche sono pronte a collaborare con i responsabili politici dell’Ue per affrontare le sfide sociali e industriali che questa trasformazione comporta. “Ora dobbiamo lavorare insieme su politiche che garantiscano l’accesso alle materie prime necessarie per la mobilità elettrica, rendano le auto elettriche prodotti per il mercato di massa a prezzi accessibili, mitighino le conseguenze negative sull’occupazione e consentano ai cittadini europei di caricare il proprio veicolo elettrico in modo rapido e semplice”, ha affermato il direttore generale dell’Acea, Sigrid de Vries.
Infine, Acea prende atto che l’accordo finale contiene riferimenti a un possibile ruolo dei combustibili rinnovabili nel settore dei trasporti. “Riteniamo che l’apertura tecnologica rimanga essenziale per mantenere l’agilità per rispondere alle diverse esigenze e adattarsi alle mutevoli circostanze. Come dimostra l’attuale crisi energetica, la diversificazione è essenziale per migliorare la resilienza dell’Europa”, ha concluso De Vries.