È online il Rapporto Adeguatezza Italia 2023, con cui Terna analizza l’evoluzione attesa del sistema nei prossimi anni e individua le risorse necessarie per mantenere il sistema elettrico adeguato.
Le conclusioni evidenziano che “nel medio termine (2028), le analisi hanno evidenziato come la contemporanea presenza di quanto già contrattualizzato nelle aste del CM (‘22, ‘23 e ‘24), di quanto previsto dal Piano di Sviluppo della RTN (in particolare il Tyrrhenian link e l’Adriatic Link), in assenza di ulteriori dismissioni, oltre a quelle già previste per gli impianti a carbone, il sistema elettrico italiano risulterebbe mediamente adeguato e non necessita di nuova capacità. Tuttavia, fenomeni metereologici estremi, come quelli occorsi nell’estate del 2022 e che rischiavano, date le premesse, di ripresentarsi anche nel corso del 2023, possono compromettere la disponibilità del parco di generazione italiano e, conseguentemente, incidere in maniera significativa sull’adeguatezza del sistema. Pertanto, oltre a garantire il mantenimento in esercizio di una quantità di generazione termoelettrica sufficiente attraverso meccanismi di contrattualizzazione a termine, è necessario promuovere – attraverso il mercato della capacità – l’adeguamento degli impianti termoelettrici dotati di sistemi di raffreddamento ad acqua, attraverso interventi che riducano la dipendenza della produzione di tali impianti dalla disponibilità e dalle temperature dell’acqua, nei periodi più critici dell’anno dal punto di vista dell’adeguatezza del sistema. Con tale obiettivo, tramite un atto di indirizzo, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha chiesto a Terna di modificare la Disciplina del mercato della capacità”.
“Potenziali rischi di adeguatezza vengono ulteriormente attenuati nel lungo termine (2033) grazie al contributo derivante dallo sviluppo pianificato di FRNP, accumuli e infrastrutture di rete, qualora non vi fossero ulteriori dismissioni oltre quelle previste dagli scenari di riferimento. Specifiche analisi sulla sostenibilità economica degli impianti di generazione termoelettrica (EVA-Economic Viability Assessment) hanno mostrato, tuttavia, come nel medio e lungo termine le ore di funzionamento attese degli impianti tendono a ridursi comportando un potenziale decommissioning di 14,8 GW nel medio termine e 19,7 GW nel lungo termine. Entrambi gli anni orizzonte mostrano una evidente inadeguatezza nella condizione in cui si ipotizzano dismessi tutti gli impianti termoelettrici risultanti non sostenibili dall’analisi EVA. Al fine di mantenere il sistema elettrico italiano adeguato occorre mantenere in esercizio almeno 50,2 GW di installato termoelettrico nel medio termine e almeno 41 GW nel lungo termine. Tale risultato conferma la necessità per il sistema elettrico, anche nel lungo termine, di un meccanismo di contrattualizzazione a termine tale da garantire il mantenimento in esercizio di un quantitativo minimo di capacità”.
“Infine, le analisi hanno evidenziato che, nella maggior parte delle simulazioni effettuate, le aree maggiormente critiche risultano essere il Nord, il Centro Nord e il Centro Sud, dove è concentrata la maggior parte della capacità termoelettrica e dove risiede circa l’80% del fabbisogno elettrico. I periodi maggiormente rischiosi sono strettamente legati all’aumentare del carico residuo del sistema. In generale, quindi, si verificano in corrispondenza di un alto valore della domanda, legato tipicamente alle temperature più estreme in estate e inverno, e di un basso contributo della generazione fotovoltaica durante le fasce serali/notturne”.