La Commissione Europea ha approvato un nuovo Circular economy action plan dedicato, appunto, all’economia circolare. Obiettivo dichiarato dal piano, che fa parte del più ampio Green New Deal, è spingere l’acceleratore sull’eco-progettazione (o eco-design) dei materiali. E quindi su una produzione in grado di riutilizzare le materie prime: al momento, infatti, solo il 12 per cento delle risorse impiegate trova una seconda vita. Per questo il piano si concentra su come contenere lo spreco di risorse, favorire il riuso, il riciclo e la riparazione degli oggetti e superare la logica del monouso.
Quasi in contemporanea con l’iniziativa della Commissione, è stato presentato – in occasione della Conferenza nazionale sull’economia circolare 2020 – il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2020, realizzato dal Circular economy network (Cen), in collaborazione con Enea.
Fortunatamente, in termini di riciclo il nostro Paese è già tra le eccellenze mondiali, grazie alla crescita delle quantità di rifiuti trattate e all’aumento delle imprese che si occupano di riciclo. “Siamo primi, tra le cinque principali economie europee, nella classifica per indice di circolarità, il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione”, si legge nel rapporto.
Tornando all’iniziativa della Commissione Europea, viene sottolineato come un problema centrale nell’ottica dell’economia circolare è rappresentato dagli imballaggi. Sempre in costante aumento: nel solo 2017, in Europa, se ne sono prodotti 173 kg l’anno per abitante. Sul tema dei rifiuti, il piano prevede che entro il 2030 gli imballaggi immessi nel mercato debbano essere totalmente riutilizzabili o riciclabili in modo sostenibile (riducendone quindi la complessità, per esempio l’utilizzo di componenti diverse che obbligano al conferimento nell’indifferenziato).
Un capitolo a parte merita la plastica, che rappresenta il 20 per cento del consumo complessivo di petrolio a livello mondiale. Cifra che, senza interventi, raddoppierà entro il 2050. Ecco allora che se da una parte sarà necessario ridurre la dipendenza dalle bottiglie di plastica, dall’altra si dovranno eliminare i prodotti monouso e sostituirli con alternative durevoli riutilizzabili e da bioplastiche biodegradabili o compostabili.