Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il Decreto Clima. “È il primo atto normativo del nuovo governo“, ha affermato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. “Inauguriamo il Green New Deal: il primo pilastro di un edificio le cui fondamenta sono la legge di Bilancio e il Collegato ambientale, insieme alla legge-‘Salvamare’, in discussione alla Camera, e a ‘Cantiere ambiente’, all’esame del Senato. Tutto questo dimostra che il governo sta realizzando una solida impalcatura ambientale, che guarda all’Europa e al miglioramento della qualità della nostra vita quotidiana, con misure come il potenziamento della graduale riduzione delle infrazioni per le discariche abusive e per la depurazione delle acque, il bonus mobilità, la riforestazione urbana“.
Più tiepide, anche se non negative le reazioni di associazioni e addetti ai lavori. Si indica, in particolare, che il Decreto Clima stanzi risorse per 450 milioni di euro nell’arco di tre anni; in confronto, nello stesso arco di tempo il Klimaschutzprogramm presentato dalla Germania poche settimane fa individua investimenti per 54 miliardi di euro (che salgono a 100 al 2030) e l’introduzione di un pietra miliare come la carbon tax, che è ormai presente in 56 Paesi del mondo e in 10 europei, ma non in Italia.
Secondo il Direttore scientifico di Kyoto Club, Gianni Silvestrini, servirebbe per esempio la graduale eliminazione dei sussidi fossili, che però è stata scorporata dal decreto. “Da un Decreto Clima – aggiunge poi Silvestrini nella nota diffusa dall’organizzazione ‘non profit’ – ci si aspetterebbero grandi risorse (ricordiamo i 100 miliardi previsti in Germania) e azioni articolate su di una molteplicità di fronti. Quello del Ministero dell’Ambiente invece è un intervento limitato sia nelle risorse disponibili che negli ambiti di intervento”.
Secondo Silvestrini “va sottolineata positivamente l’attenzione ai cambiamenti agli stili di vita che saranno indispensabili in uno scenario di decarbonizzazione. Come il buono mobilità che, invece delle vecchie rottamazioni mirate all’acquisto di nuove auto, prevede un sostegno per il trasporto pubblico e per l’acquisto di biciclette o l’incentivo per i negozi che venderanno prodotti sfusi per ridurre gli imballaggi”.
“La battaglia contro l’emergenza climatica – conclude Silvestrini – non potrà essere infatti vinta solo grazie alle tecnologie green, ma dovrà prevedere anche cambiamenti comportamentali e forti interventi delle istituzioni, come la graduale riduzione dei sussidi ai fossili”
Kyoto Club è un’organizzazione ‘non profit’, creata nel febbraio del 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, con le decisioni a livello UE e con l’Accordo di Parigi del dicembre 2015.