Nel Bacino Padano gli utilizzatori residenziali di biomassa sono circa il 22%, con valori che vanno dal 14% della Lombardia al 45% della Provincia di Trento. È quanto emerge dal rapporto “Consumo residenziale di biomasse legnose nel bacino padano”, curato da ARPAV – l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto – nell’ambito del progetto europeo Life Prepair. Quest’ultimo coinvolge 18 partner nazionali e internazionali tra cui tutte le regioni del Bacino Padano con l’obiettivo di promuovere stili di vita, di produzione e di consumo più sostenibili nell’area.
Il rapporto, basato su un’indagine campionaria condotta l’anno scorso che ha coinvolto 23.000 famiglie del Bacino Padano, individua nell’area circa 480.000 stufe a pellet (dunque “ecologiche” e con consumi minori rispetto alle caldaie a metano), 470.000 caminetti aperti, 460.000 caminetti chiusi a legna, 990.000 stufe tradizionali a legna e 150.000 caldaie autonome a biomassa (di cui un terzo alimentate a pellet).
Le tipologie di apparecchio di gran lunga più diffuse risultano quelle che utilizzano l’aria come fluido termovettore. I caminetti aperti, la tipologia a minor efficienza energetica, sono ancora molto diffusi in Lombardia ed Emilia-Romagna.
Dal confronto tra i dati del 2019 e la precedente indagine Istat del 2013 si ricava che nel periodo l’utilizzo di pellet è cresciuto del 25%, mentre quello di legna si è ridotto del 20%.
Il rapporto sarà presentato nel corso del convegno “Green new deal ed energia rinnovabile dal legno”, in programma al Progetto Fuoco di Verona Fiere il 19 febbraio. Nei prossimi mesi, le stime dei consumi di biomasse legnose derivanti dall’indagine saranno messe a bilancio con quelle degli altri vettori energetici impiegati nel riscaldamento civile, rapportandoli ai fabbisogni delle abitazioni del Bacino Padano. Saranno così aggiornate le stime delle emissioni del settore.