“L’Italia nonostante le dichiarazioni a tutti i livelli, dal Presidente Draghi al Ministro Cingolani, mirate ad un supposto sviluppo delle energie rinnovabili, non sta compiendo neppure il minimo sindacale previsto dalle normative già approvate“. Lo scrive in una nota l’Anev, l’associazione delle imprese italiane dell’eolico.
“Il nostro Paese ancora aspetta i Decreti attuativi per realizzare i meccanismi delle aste che ci porteranno al 2030 – prosegue l’Anev – e l’individuazione delle aree idonee, che per l’eolico non possono essere fatte sulla base della ventosità dei siti. Tutto questo sta comportando un ritardo assoluto nello sviluppo di nuove iniziative e di conseguenza non viene consentito agli operatori di realizzare impianti che invece garantirebbero grandi quantità di energia elettrica a basso costo e a zero emissioni“.
“Oltre al danno di non avere politiche efficienti di sviluppo delle nuove energie e di nuovi impianti rinnovabili, abbiamo pure subito la beffa di aver avuto due provvedimenti fortemente punitivi per i produttori di energie rinnovabili, ovvero il cap introdotto per i soli impianti rinnovabili in borsa, che prenderanno un prezzo massimo di 58 euro, e l’introduzione di un meccanismo di extraprofitti che non tiene neanche conto del fatto che il 2021 sia stato l’anno peggiore della storia per quanto riguarda i prezzi dell’energia elettrica“.
L’annuncio del Ministro Cingolani che i provvedimenti verranno allungati al 2023, per l’Anev denota “la assoluta mancanza di interesse per un settore strategico come quello delle rinnovabili” e rappresenta “l’allungamento di una misura punitiva” che “comporterà un ulteriore rallentamento delle iniziative e una fuga degli investitori del settore rinnovabile“.
Anev chiede quindi “al Governo di ritirare questa misura illiberale“.