“Fino a non molti anni fa, il cittadino cambiava da solo l’olio della sua auto e lo buttava in fogna, oggi dopo un grande lavoro di formazione e informazione siamo riusciti a trasmettere la consapevolezza che si tratta di un rifiuto pericoloso e a costruire un sistema di tutela ambientale ed economia circolare in cui ogni pezzo della catena ha una parte di merito“. Così Riccardo Piunti, presidente del Conou (Consorzio nazionale degli oli minerali usati), fa il punto dopo 39 anni di attività del consorzio.
Dai piccoli meccanici alle grandi industrie, oggi sono 103mila le imprese che conservano l’olio minerale usato e lo mettono a disposizione dei centri di raccolta del Conou, che attraverso le tre raffinerie sul territorio nazionale ne rigenera il 98% e lo rimette sul mercato. Un numero che fa dell’Italia un faro, rispetto a una media europea di rigenerazione ferma al 61%.
Nel solo Veneto raccoglie ogni anno 26.000 tonnellate di olio, il 15% del totale nazionale. “L’olio usato che raccogliamo viene analizzato, trattato e poi trasportato alle raffinerie di rigenerazione, dove tornerà a nuova vita con le tecnologie attuali, il lubrificante ottenuto ha le stesse caratteristiche di uno nuovo“, spiega Enrico Fiorese, direttore generale di Fiorese Group, vale a dire una delle 62 aziende di raccolta di oli usati dislocate in tutta Italia.