L’energy storage italiano è cresciuto del del 61% dal primo al secondo trimestre 2021. Un’eccellente performance, anche se la maggior parte degli impianti di stoccaggio energetico appartengono tutt’oggi alla classe residenziale.
Lo rivelano i nuovi dati dell’Osservatorio Sistemi di Accumulo di Anie Federazione che analizza costantemente le informazioni del sistema Gaudì di Terna, per cogliere una fotografia puntale del comparto. Lo strumento dell’operatore di rete consente, infatti, di comunicare tutti i dati anagrafici e tecnici degli impianti e delle unità di produzione, rilevanti e non rilevanti, seguendone il processo di qualificazione.
Dall’Osservatorio – riporta un comunicato – emerge che le installazioni di energy storage in Italia registrate dal sistema, hanno continuato a crescere su tutti i fronti dall’inizio dell’anno. E, al 30 giugno 2021, risultavano installati ben 50.442 sistemi di accumulo elettrochimico, per una potenza cumulata di 252 MW e una capacità massima di stoccaggio pari a 405 MWh.
Questi impianti possono essere divisi sommariamente in due classi:
- elettrochimico distribuito, ossia piccole taglie localizzate in più punti del territorio e allacciate alla rete di distribuzione: garantisce 250 MW/402 MWh;
- elettrochimico centralizzato, vale a dire sistemi di grandi taglia allacciati direttamente alla rete di trasmissione elettrica. La classe vanta solo 2 MW/3MWh
A ciò si aggiungono l’elettrochimico di Terna per altri 60 MW di potenza e 250 MWh di capacità. E il “pompaggio centralizzato”, ovvero centrali idroelettriche a ciclo chiuso connesse alla rete di trasmissione, che fornisce attualmente 7,3 GW e 3,3 GWh. Escludendole le centrali di Terna e i pompaggi, il dato restante offre il vero trend dell’accumulo in Italia.
Analizzando questi numeri nel dettaglio, si scopre che il 99,9% dei 50.442 sistemi sopracitati è abbinato ad un impianto fotovoltaico, mentre la tecnologia numero uno è quella delle batterie a ioni di litio che domina il 97% dei sistemi di energy storage in Italia. Seguono le batterie al piombo (2,7%), quelle a volano (0,1%) e i supercondensatori (0,1%). Più contenuto, ma comunque presente, l’apporto di tecnologie come le batterie Z.E.B.R.A (costituite da celle sodio-nickel cloruro). Così come quelle a flusso polisolfuro-bromuro, a nichel-idruri, a nichel-cadmio e i sistemi ad aria compressa.