La notizia arriva dal quinto rapporto annuale pubblicato dalla società di ricerca Ember and Agora Energiewend (EAE) a fine gennaio nel quale viene monitorata la produzione di energia elettrica a partire dalle varie tipologie di sorgenti disponibili. Per la prima volta nella storia europea, complessivamente, le risorse rinnovabili hanno scalzato i combustibili fossili come primaria fonte di elettricità.
Sebbene il 38,2% di energia elettrica prodotta dalle energie rinnovabili sia solamente poco più di un punto percentuale rispetto al valore derivante dai combustibili fossili, il sorpasso avvenuto è di buon auspicio per quanto riguarda il futuro – riporta una nota di EAE a commento dei dati – specialmente se si pensa che venti anni fa i numeri raccontavano tutt’altro scenario. Nel 2000 infatti la percentuale di elettricità “rinnovabile” era meno della metà, assestandosi su un 15,6% mentre la controparte “fossile” era di poco inferiore al 52% (51,7), delineando una situazione che si sarebbe protratta tutto sommato fino al 2006, prima che dal 2007 si cominciassero a vedere i primi segnali dell’inversione di tendenza materializzatasi poi tredici anni più tardi.
Il primato ottenuto dalle risorse rinnovabili è una tappa fondamentale nella direzione dell’energia pulita per quel che riguarda l’Europa e, sebbene il traguardo della riduzione dei gas serra pari al 55% fissato per il 2030 sia ancora distante, è importante notare che il 2020 è stato anche l’anno in cui l’inversione (celle in tono di verde nella heatmap) è avvenuta specificatamente in alcuni paesi come Germania e Spagna, tanto per citare alcune realtà geograficamente prossime all’Italia.
La strada per raggiungere gli standard fissati dall’Europa per il 2030 – avverte EAE – è ancora lunga, basti pensare che rispetto allo scenario attuale l’apporto della produzione eolica e di quella solare dovrebbero triplicare, ma si potrebbe essere moderatamente fiduciosi alla luce delle previsioni per il 2021 che vorrebbero queste due sorgenti pulite in ulteriore crescita.