Il direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha affermato che l’Unione Europea sta considerando l’idea di raccogliere energia solare dallo spazio. Questo progetto – denominato Solaris – è molto ambizioso, e porterebbe essenzialmente due grandi benefici, che sono la riduzione delle emissioni di CO2 e l’incremento dell’indipendenza energetica dell’intera coalizione.
L’Europa consuma circa 3.000 TWh di energia elettrica all’anno e l’Unione Europea, nello scenario presentato nel 2020, ha stimato che nel 2050 questo fabbisogno aumenterà fino a 3.500 TWh. Per velocizzare l’obiettivo del raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050 stabilito dall’UE e per avere una maggiore indipendenza energetica nel continente, l’ESA proporrà il suo progetto per accelerare l’attuazione di questi due scenari e, a tal proposito, ha commissionato due studi indipendenti per capire quanto è valido l’investimento e che tempistica, nel caso, potrebbe essere realisticamente indicata.
Il sistema alla base di Solaris è stato chiamato dall’ESA “Space-Based Solar Power”, che può essere tradotto in “energia solare dallo spazio”, perché il concetto alla base è quello di raccogliere l’energia solare da grandi satelliti dotati di appositi pannelli per poi ridistribuirla in modalità wireless fino a terra. Per trasmettere l’energia dallo spazio alla terra in tale modalità sono state individuate due soluzioni: la trasmissione a microonde in radiofrequenza (2,45 GHz) a una rectenna a terra, o il trasferimento di energia tramite luce laser ad alta potenza a celle fotovoltaiche installate a terra.