HomeEolico offshoreEolico offshore: per report Legambiente l’Italia è quartultima in classifica nella UE

Eolico offshore: per report Legambiente l’Italia è quartultima in classifica nella UE

L’Italia è in forte ritardo nello sviluppo dell’eolico a mare e a terra rispetto alle sorelle europee. Nonostante le grandi potenzialità del suo territorio, la Penisola è ben lontana dai due leader europei del settore, Germania e Paesi Bassi. A fare un punto in occasione del Global Wind Day è Legambiente, che incrociando i dati di windeurope.org e altre fonti, traccia un quadro di sintesi nel nuovo report sull’eolico “Finalmente offshore”.

“Di questo passo l’Italia – dice Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia di Legambiente – rischia di raggiungere gli obiettivi al 2030 – 90 GW pari ad almeno 12 GW l’anno di rinnovabili – nel 2046, con ben 16 anni di ritardo”.

Siamo quartultimi tra gli 11 Paesi europei in cui sono installate le pale eoliche a mare. Assai avanti Germania e Paesi Bassi. Nella top ten dei Paesi con nuovi impianti eolici a terra, l’Italia è decima con appena 487 MW. Siamo in forte ritardo nello sviluppo dell’eolico a mare e a terra rispetto agli altri Stati Ue. Nonostante le grandi potenzialità del nostro territorio, lontani da questo “podio”.

Così, se in Europa la capa­cità installata di eolico offshore totale è pari ad oggi a 19,38 GW (poco più del 30% del totale mondiale), l’Italia contribuisce a questo quadro com­plessivo solo con lo 0,05% del totale, con l’in­stallazione di appena 30 MW del parco Beleo­lico nearshore di Taranto, il più grande del Mediterraneo ma ad oggi l’unico realizzato in Italia e inaugurato ad aprile 2022 dopo un iter lungo 14 anni.

Dati migliori, ma poco incoraggianti, arrivano invece dall’eolico a terra. Stando all’elaborazione di Legambiente su dati IRENA e Terna, nel 2023 a guidare la top ten dei 10 Paesi che hanno fatto registrare le maggiori nuovi installazioni, rispetto al 2022, ci sono Germania (+ 3.296 MW), Paesi Bassi (+ 1.994 MW) e Svezia (+1.973 MW). L’Italia ottiene solo il decimo posto con 487 MW di nuove installazioni. Meglio di lei tra i Paesi mediterranei, la Spagna che con + 914 MW d nuove installazioni è ottava posizione e la Grecia (+ 518 MW) in nona posizione. Ad oggi il protagonismo soprattutto dei paesi del Nord permette all’Europa dell’eolico a terra di crescere in maniera significativa arrivando a quota 211 GW.

Per Legambiente, lo stallo dell’Italia sull’eolico offshore è preoccupante visto che il potenziale teorico di diffusio­ne dell’eolico galleggiante in Italia è stimato in 207,3 GW, che corrisponde a più del 60% del potenziale complessivo di energia rinnovabile nel Paese. Inoltre, grazie alle caratteristiche morfologiche e alla conformazio­ne dei fondali marini, secondo il Global Wind Energy Council, l’Italia potrebbe essere il terzo mercato al mondo per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante. Senza contare che nei territori c’è un fermento che fatica a vedere la luce: a marzo 2024 sono 90 i GW di richieste di connessione alla rete elettrica per l’eolico offshore. Sicilia, Puglia e Sardegna coprono oltre il 77% delle richieste di connessione, con ri­spettivamente 39, 38 e 31 richieste. Ben 87 i progetti di eolico offshore in Italia, per un totale di oltre 76 GW, stando al portale delle Valutazioni e Au­torizzazioni Ambientali del MaseE. Sardegna, Puglia e Sicilia le regioni maggiormente in­teressate, rispettivamente con 24, 22 e 22 progetti.

Legambiente propone di spingere Terna ad un piano di sviluppo dell’infrastruttura di rete (offshore e onshore), coerente con la Pianificazione dello Spazio Marittimo; attivare una cabina di regia che acceleri il dialogo tra Terna, gli operatori del settore eolico offshore e il Mase; approvare al più presto le aree idonee per gli impianti su terra ferma prevedendo facilitazioni e non barriere come invece rischia di prevedere la bozza di cedreto condiviso in Conferenza Stato Regioni; definire la Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM) che serve ad organizzare al meglio le interazioni fra i suoi usi, per conciliare la domanda di sviluppo con la salvaguardia degli ecosistemi marini; sposare il “modelo Francia” ove ogni progetto di par­co eolico offshore è condiviso tra istituzioni e comunità locali.

In più, segnala il presidente Stefano Ciafani,Reor aggiornare “in modo ambizioso il Pniec che dovrà essere consegnato a Bruxelles il 30 giugno” e abbattere gli ostacoli che rallentano lo sviluppo sulle rinnovabili. Per non bissare Taranto ove il primo parco eolico galleggiante d’Italia e il più grande del Mediterraneo “ha impiegato 14 anni”.

 

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