È stato presentato il nuovo studio di WWF Italia sulla decarbonizzazione del settore siderurgico in Italia. Commissionato all’Università di Trieste, il report ha identificato tre possibili scenari di abbattimento delle emissioni di CO2 che consentono di misurare le opportunità e le sfide della produzione di acciaio, primario e secondario, nel nostro Paese. Primi destinatari: le imprese e le istituzioni che sono chiamate a sovrintendere la transizione verso gli obiettivi di neutralità climatica al 2050, tenendo conto degli interessi promossi e tutelati dalla società civile organizzata e dai sindacati.
“La decarbonizzazione dei settori ‘hard to abate’ non è semplice, e a nostro parere la scommessa è la capacità di governo e industria di saper governare e gestire la complessità. Come orizzonte temporale”, spiega Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia di WWF Italia, “lo studio considera azioni di mitigazione delle emissioni dei gas serra sul breve e sul medio-lungo periodo. Le azioni a breve termine prevedono l’integrazione di soluzioni innovative anche all’interno di impianti preesistenti, al fine di limitare l’entità degli investimenti richiesti in attesa del consolidamento delle tecnologie più innovative. Queste ultime dovranno essere implementate nel medio-lungo periodo, al fine di decarbonizzare completamente il settore entro il 2050”.
In termini di domanda apparente, ogni scenario considera la stessa quantità di acciaio prodotto ovvero 25 Mton, di cui 18 Mton (72%) deriva dalla fusione di rottame (EAF) e 7 Mton (28%) da produzione di acciaio primario.
Uno scenario auspicabile prevede una prospettiva a medio-lungo termine in cui l’acciaio primario sarà prodotto tramite la tecnologia DRI basata sull’utilizzo dell’idrogeno verde. Tutti i combustibili fossili verranno sostituiti da fonti rinnovabili equivalenti ed il mix energetico nazionale sarà basato principalmente su fonti decarbonizzate. Il carbonio introdotto nel sistema produttivo sarà principalmente di tipo biogenico, che non necessita della presenza di sistemi di cattura post-combustione. Le emissioni di CO2 saranno quindi legate principalmente alla componente indiretta, che, ad oggi, non è ancora sufficientemente decarbonizzata e che quindi richiede una sforzo congiunto da parte delle istituzioni sulle politiche energetiche e da parte delle aziende siderurgiche nell’autoproduzione di energia pulita, in modo da rendere questo scenario il più virtuoso sul lungo periodo.