“Nella soluzione al caro energia che prospetta il ministro Cingolani nella sua intervista al Messaggero dei giorni scorsi c’è solo il gas naturale fossile e le rinnovabili non sono citate. Quella di Cingolani è una ‘non soluzione’. E scopre definitivamente le carte circa il ruolo che l’Italia intende giocare all’interno del programma Boga (Beyond Oil and Gas Alliance) della COP 26 di Glasgow per uscire urgentemente da petrolio e gas: un ruolo di retroguardia nella lotta al cambiamento climatico senza vincoli stringenti rispetto a trivellazioni ed estrazioni». Così Livio de Santoli, presidente del Coordinamento FREE, in un nota diffusa dall’Associazione che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia.
«Una non soluzione – prosegue de Santoli – che rischia di allontanare l’urgenza di trovare soluzioni alternative al gas, grande attore del caro-bolletta, che rischia di bloccare lo sviluppo del biometano, nonostante il suo potenziale riconosciuto di 9 miliardi di metri cubi al 2030, e che inciderebbe oltretutto molto poco sulla formulazione del prezzo dell’energia considerata la piccola quota di gas nazionale aggiuntiva rispetto ai consumi attuali, pari al 5,5%. – – Inoltre, fatto non trascurabile, il ministro continua nella sua narrazione di un accanimento terapeutico rispetto alla generazione di energia centralizzata, alla quale il modello del gas appartiene. Il fatto consolidato che le rinnovabili, fonti distribuite, siano a costo marginale zero e che un loro massiccio e organico sviluppo faccia da ammortizzatore agli aumenti dell’energia, deve relegare a un ruolo molto marginale il gas nel processo di transizione, senza sottrarre investimenti che non siano in linea con la decarbonizzazione. E oltre alle rinnovabili, ovviamente, occorre integrare misure per l’efficienza energetica al fine di ridurre la domanda di energia, e con essa le emissioni».
«La transizione energetica è anche un cambiamento di modello di generazione, – conclude De Santoli – e per questo non possiamo permetterci soluzioni non coerenti con il vero obiettivo del nostro Paese, quello del 40% FER al 2030: chiediamo da tempo, e continueremo a farlo, di confrontarci con il MiTE sulla nuova versione del PNIEC, che è chiuso in qualche cassetto del Ministero ed è a oggi priva delle necessarie interazioni con gli stakeholder».