Qualche settimana fa il Canada ha annunciato il lancio di una piattaforma capace di generare energia elettrica alimentata dalle maree: il progetto è firmato dalla Sustainable Marine, società con sede a Edimburgo. Ma, come riportato da Repubblica, un ruolo significativo nello sviluppo delle turbine che convertiranno le correnti marine della Baia di Fundy in energia elettrica (con una potenza di picco di 420 kW) lo ha avuto l’Istituto di Ingegneria del Mare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Il ricercatore Francesco Salvatore, responsabile per il Cnr del progetto MaRINET-2 finanziato dall’Ue, ha dichiarato al quotidiano: “In Italia abbiamo sia le competenze teoriche, che la capacità tecnica di sperimentare i dispositivi ideati”. MaRINET2 è un progetto finanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione europea e coordinato dal Centre University College di Cork. Il progetto è stato creato per accelerare lo sviluppo di tecnologie per le energie rinnovabili offshore, fornendo accesso gratuito a una rete di 57 strutture di ricerca in tutta Europa.
“Ci occupiamo di sostenibilità e sicurezza del trasporto navale e di efficienza energetica delle imbarcazioni”, ha spiegato Salvatore, “ma a margine di questi studi è nato un nuovo filone di ricerca: nel 2005 studiando eliche per le navi abbiamo cominciato anche a ragionare sulle cosiddette turbine idrocinetiche, che si basano sul meccanismo inverso”.
Le turbine utilizzate nel progetto firmato dalla Sustainable Marine sono progettate per captare l’energia cinetica delle correnti marine e generare elettricità . “I nostri studi dimostrano che si tratta di una strada percorribile, ma bisogna cercare le correnti giuste.” – specifica Salvatore – “Il vento e le onde sono disponibili quasi ovunque, le correnti marine abbastanza intense da poter essere sfruttate per generare energia. Nel Mediterraneo, per esempio, uno dei pochi luoghi interessanti da questo punto di vista lo abbiamo in casa ed è lo Stretto di Messina”.