Due ricercatori, rispettivamente della California Institute of Technology e del MIT, hanno ideato un algoritmo capace di incrementare l’efficienza dell’eolico riducendo nel contempo la superficie occupata.
Come riporta la pubblicazione di Nature Energy “Collective wind farm operation based on a predictive model increases utility-scale energy production”, John O. Dabiri e Michael F. Howland hanno predisposto uno specifico modello matematico che permette alle singole turbine eoliche di agire nel loro assieme piuttosto che, come avviene oggi, singolarmente. Uno dei problemi principali dei parchi eolici, infatti, è costituito proprio dall’effetto scia delle stesse turbine. Cioè rispetto al vento che entra nella turbina, l’aria in uscita è piuttosto turbolenta e rallentata. Questo fenomeno – riporta lo studio – crea una scia che costringe i costruttori di parchi eolici al opportuno distanziamento delle turbine per non comprometterne l’efficienza.
Il nuovo algoritmo predittivo messo a punto dai due ricercatori sembrerebbe aprire una nuova strada in questa direzione. Disallineando l’angolo della turbina rispetto al vento, i due ricercatori hanno osservato un notevole impatto sulla scia. Di fatto le turbine eoliche non possono modificare la propria inclinazione verso l’alto o verso il basso. Ma soltanto regolare l’imbardata ruotandole su un lato o sull’altro. Nella sostanza l’algoritmo costringe le singole turbine a disallineare la propria imbardata fino a 25 gradi. Così si massimizza la produzione energetica dell’intero parco eolico.
In funzione della velocità del vento il nuovo algoritmo è stato in grado di modificare l’orientamento delle turbine aumentando la produzione complessiva del parco eolico indiano tra l’1 e il 3%. Un dato assolutamente non trascurabile.
Dopo anni di studio, i 2 ricercatori hanno avuto la possibilità di testare in campo l’algoritmo in un parco eolico in India. Ciò grazie al supporto di ReNew Power, la più grande società indiana di energia rinnovabile .