Nei giorni scorsi dall’Unione Europea è arrivato il via libera alla prima asta transfrontaliera per le fonti rinnovabili. Il progetto prevede un ammontare di 400 MW di fotovoltaico da realizzare in Finlandia (Paese ospite), con singoli progetti da un minimo di 5 a un massimo di 100 MW di potenza. Nella partita il ruolo di finanziatore spetta al Lussemburgo, che si è impegnato a mettere sul piatto 40 milioni di euro.
Resta da definire il soggetto che si occuperà dell’opera. La Commissione Ue ha indetto un bando, che resterà aperto fino al 27 settembre prossimo, che fissa le specifiche per i partecipanti, secondo le linee guida del Renewable Energy Financing Mechanism, sistema di finanziamento messo in campo da Bruxelles per sostenere nuovi progetti di energia rinnovabile, che sostiene i progetti comuni tra Stati membri. Una strategia utile a garantire la produzione di energia elettrica di fonti pulite anche nei Paesi che – per varie ragioni – non possono realizzare in proprio gli impianti.
“La cooperazione transfrontaliera può facilitare il conseguimento dei contributi nazionali in modo più efficiente in termini di costi, ampliando la riserva di progetti e offrendo nel contempo agli Stati membri maggiore flessibilità nel conseguire gli obiettivi”, si legge in un documento messo a punto da Bruxelles nei mesi scorsi. “Uno Stato membro (il “Paese ospitante”) che produce un’eccedenza di energia rinnovabile, ossia più di quanto occorra per soddisfare il proprio contributo, può scegliere di cooperare con un altro Stato membro (il “Paese acquirente”) che è disposto a cofinanziare lo sforzo. Entrambi beneficeranno di tale cooperazione”.
Se per l’acquirente, i vantaggi sono palesi, quanto a quello ospitante sono dati dai finanziamenti aggiuntivi e benefici non monetari connessi alla costruzione e al funzionamento del nuovo impianto, ad esempio una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento e la creazione di posti di lavoro. “I meccanismi di cooperazione aiutano a condividere le migliori pratiche, allineare i quadri normativi e a razionalizzare le procedure amministrative negli Stati membri”, si legge ancora nel documento.