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Taranto, con l’eolico offshore verso la decarbonizzazione

«Non posso dire, considerato il mio ruolo, quale preferisca tra le domande pervenute per realizzare l’eolico offshore, ma di certo mi aspettavo che arrivasse la candidatura di Taranto e mi ha fatto piacere che sia stata presentata in tandem con il porto di Brindisi. Questo dimostra che esiste una realtà in grado di portare avanti un disegno comune per questo grande progetto del Governo previsto dal decreto Energia». Così Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo scorso 3 giugno a Taranto in visita all’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio.

In particolare, il decreto a cui fa riferimento Pichetto Fratin prevede che nel Sud possano essere selezionati due siti portuali per ospitare impianti eolici offshore «ovvero in alto mare, in modo – assicura il ministro dell’Ambiente – da non compromettere gli aspetti paesaggistici e lo skyline delle nostre coste».

A proposito, invece, della grande questione ambientale dell’area ionica, Pichetto Fratin ribadisce che la decarbonizzazione dell’ex Ilva «non riguarda solo Taranto, ma è una vicenda nazionale. Ed è una sfida che dobbiamo vincere a tutti i costi. Nella disponibilità del mio ministero c’è il miliardo di euro del Dri (il progetto per il preridotto per arrivare poi ai forni elettrici in fabbrica, ndr), Dunque, stiamo seguendo, da vicino, una questione che, ripeto, è di interesse nazionale. L’Italia – insiste il ministro – è il secondo produttore d’acciaio d’Europa. Per questa ragione, rimanere senza acciaio, senza l’acciaio moderno, diventerebbe un problema serio. Dobbiamo, quindi, andare avanti in modo spedito visto che questo è il percorso da seguire. Un percorso che, progressivamente, ci porterà – osserva il ministro – alla neutralità rispetto alle emissioni di carbone».

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