Se l’Italia recepisse in pieno la direttiva sulle rinnovabili (RED II) e quella sul mercato elettrico (IEM), il contributo delle Energy Community permetterebbe di incrementare, entro il 2030, la produzione elettrica di rinnovabili tanto da coprire circa il 30% dell’incremento di energia verde prevista dal PNIEC. Sono queste le conclusioni a cui giunge lo studio ‘Il contributo delle comunità energetiche alla decarbonizzazione in Italia’ realizzato da Elemens per Legambiente e presentato al Forum QualEnergia (2 e 3 dicembre).
Così facendo – evidenzia lo studio – l’Italia muoverebbe nei prossimi dieci anni 13,4 miliardi di euro di investimenti, con vantaggi non solo fiscali, ma anche ambientali e occupazionali, oltre a nuove opportunità che si possono creare dai condomini ai centri commerciali, dai distretti industriali alle aree agricole interne.
Già entro il 2030 si stima, infatti, che il contributo delle Energy Community possa arrivare a 17,2 GW di nuova capacità rinnovabile permettendo di incrementare, sempre al 2030, la produzione elettrica di rinnovabili di circa 22,8TWh. La diffusione delle Energy Community e gli investimenti attivati genererebbero ricadute economiche sulle imprese italiane attive lungo la filiera delle rinnovabili pari a circa 2,2 miliardi di euro. A ciò andrebbe ad aggiungersi un incremento del gettito fiscale di circa 1,1 miliardi, ma anche vantaggi ambientali (con una riduzione delle CO2 al 2030 stimata in 47,1 milioni di tonnellate) e occupazionali.
In termini di unità lavorative dirette, relative solo al lato ‘impianti’, si parla di 19mila addetti, più altrettanti nell’indotto. Da qui l’invito di Legambiente a recepire entro giugno 2021 le due direttive europee. Ora il disegno di legge delega è alla Camera per l’approvazione, poi spetterà all’esecutivo presentare un decreto legislativo. In questa fase Legambiente chiede che si apra un confronto sugli obiettivi e sulle scelte trasparente.