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Ricerca Greenpeace: picchi di contaminazione da microplastiche nel Mar Tirreno

Nelle acque marine superficiali del Mar Tirreno centrale si riscontra una diffusa presenza di microplastiche, con concentrazioni elevate sia in aree fortemente impattate, come la foce del Tevere e il porto di Olbia, con oltre 250 mila particelle per chilometro quadrato; o come l’isola di Capraia, in cui è stata registrata la concentrazione più alta, oltre 300 mila particelle per chilometro quadrato.

Questi i dati diffusi da Greenpeace in occasione della partenza – lo scorso 16 luglio da Porto Santo Stefano (Grosseto), della spedizione in barca a vela ‘Difendiamo il Mare’. La ricerca è stata condotta insieme all’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IAS) di Genova e all’Università Politecnica delle Marche. “I risultati – spiega Francesca Garaventa, referente per CNR-IAS della ricerca – indicano che i frammenti si accumulano anche in zone teoricamente lontane da sorgenti di inquinamento“. Inoltre, prosegue l’esperta “indagini preliminari a differenti profondità nella colonna d’acqua confermano che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno il comportamento delle microplastiche in mare che proveremo a realizzare già nella spedizione di quest’anno“.

Campionamenti effettuati a Ventotene e alla foce del Sarno a diverse profondità e con strumentazioni differenti mostrano variazioni fino a due ordini di grandezza del contenuto di microplastiche, con concentrazioni molto più elevate a 5 metri di profondità rispetto alla superficie. La tipologia più frequente di microplastiche riscontrata è rappresentata da frammenti, tra 1 e 3 millimetri e inferiori al millimetro, costituiti soprattutto dai polimeri in polietilene e polipropilene, ovvero le tipologie di plastica più usate.

Da qui l’appello del responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, Giuseppe Ungherese: “Dobbiamo vincere la battaglia della plastica monouso e quella invisibile della microplastica. È inaccettabile che ancora oggi siano presenti sul mercato prodotti di uso comune con microplastiche aggiunte il cui destino è contaminare il mare

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