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Report di S&P, in Italia il prezzo dell’energia è il più alto d’Europa

Le rinnovabili conquistano spazio nello scacchiere energetico italiano, ma i prezzi dell’energia in Italia restano in prospettiva più elevati che nel resto d’Europa. Secondo un report di Standard & Poor’s (S&P) il nostro Paese, in prospettiva al 2025, continuerà a scontare una strutturale insufficienza alla voce dell’autonomia energetica che – nonostante il prezzo resti in valori assoluti basso (40 euro am Mwh nel 2021 contro gli oltre 50 euro del 2019) – porterà i corsi a rimbalzare verso la soglia di 50 euro nel periodo 2022-2025. Una crescita – specifica il report – legata soprattutto al ruolo che l’import di energia gioca per l’Italia, vista la mancanza di fonti domestiche, con la capacità data dalle interconessioni che è vista in crescita a 12,7 Gw nel 2025.

Secondo gli esperti sarà ancora il gas, nel prossimo decennio, a fissare il trend dei prezzi energetici con un ‘peso’ al 40% della capacità totale installata e al 48% della produzione totale. Il fatto che i relativi prezzi siano più alti che nel resto d’Europa genera un innalzamento complessivo del mercato. Sul fronte delle rinnovabili, annota il report, nonostante gli obiettivi sfidanti e il rango ministeriale acquisito dalla transizione energetica, la capacità eolica e solare è vista in crescita dal 16 al 25% del mix energetico nel 2030. Ma S&P non crede che ciò sia sufficiente per coprire la prevista chiusura di centrali nucleari e fossili in Germania e Francia o controbilanciare la domanda derivante dall’elettrificazione dei trasporti e in misura minore dei riscaldamenti. Per quel che riguarda l’idroelettrico, la consolidata forza italiana è giunta a un punto che non permette ulteriori guadagni di quote.

“Un aumento di produzione di energia da fonti rinnovabili si tradurrà non solo in una potenziale maggiore volatilità della produzione dell’energia stessa, con il solare in particolare che viene prodotto nelle ore diurne, ma anche una re-localizzazione della produzione di energia. Per ovvi motivi ci aspettiamo che nel Centro-Sud del Paese venga installata la maggior parte della nuova capacità rinnovabile, il che fa emergere un secondo fattore di crescita. Le rete di transmissione dell’energia elettrica dovrà subire importanti trasformazioni per assorbire l’aumento di capacità che proverrà dal Sud Italia e essere in grado di trasportare l’energia prodotta al Nord, dove si concentrerà la domanda. Questo è stato già anticipato anche nell’ultimo piano industriale di Terna, con 8,9 miliardi di euro di investimenti nella rete domestica solo per il periodo 2021-2025”, ragiona sul punto Massimo Schiavo, a capo della ricerca di S&P per l’area Emea nel comparto Utilites & Energy Transition.

Per quel che riguarda l’andamento della domanda di energia, S&P ricorda che da prima nazione europea colpita dal lockdown l’Italia vide crollare del 22% la domanda di marzo-aprile 2020, con prezzi in crollo vertiginoso. Il recupero è stato parziale e alla fine del 2020 il deficit di domanda è stato quantificato nel 6%. “Per il 2021 – specifica Schiavo – ci aspettiamo un modesto incremento del 4% della domanda, che spiega la nostra previsione di una qualche ripresa dei prezzi“. Per rivedere i livelli del 2019, però, bisognerà attendere il 2025 vista la crescita economica non certo tumultuosa e gli sforzi per il contenimento dei consumi energetici.

Detto delle previsioni per l’Italia, a livello europeo S&P prevede che la domanda di energia sarà ai livelli pre-covid solo nel 2023 (comunque in anticipo rispetto al nostro Paese). Sebbene l’Ue punti apertamente alla riduzione di circa un terzo del consumo di energia entro il 2023, dal punto di vista industriale una sfida a questi obiettivi è posta dalla elettrificazione dell’industria, dei trasporti e via dicendo.

 

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