Eolico e solare hanno rappresentato oltre due terzi dei 265 GW installati nel mondo nel 2019, rispetto a meno di un quarto nel 2010. Includendo l’idroelettrico, le rinnovabili hanno raggiunto l’anno scorso i tre quarti della nuova della capacità di generazione entrata in funzione. Sono i dati del rapporto annuale di BloombergNef (Bnef), che indicano in particolare un vero e proprio boom del fotovoltaico, divenuto nel 2019 la principale fonte con un installato record di 118 GW.
In termini cumulati, riporta il documento, il FV è salito in un decennio da appena 43,7 GW nel 2010 a 651 GW a fine 2019, superando l’eolico (644 GW) e divenendo la quarta fonte dopo carbone (2.089 GW), gas (1.812 GW) e idroelettrico (1.160 GW).
“Il forte calo dei costi degli impianti solari, in particolare dei moduli, ha reso questa tecnologia ampiamente disponibile e conveniente in tutti i settori”, ha spiegato l’analista di Bnef autrice principale del rapporto, Luiza Demôro, che prevede perciò un’ulteriore crescita a 140-178 GW nel 2022.
Considerando l’elettricità generata, calcola però il centro studi, il contributo del solare è ancora modesto, con il 2,7% della produzione (ma 10 anni fa non superava lo 0,16%).
Bnef registra anche nel 2019 una riduzione della generazione da carbone del 3% rispetto all’anno precedente, il primo calo dal 2015 nonostante una crescita della capacità installata. Le centrali a combustibili solidi, infatti, mostrano una graduale contrazione del tasso di utilizzo medio, dal 57% del 2010 al 50% nel 2019. Tuttavia, i 9.200 TWh prodotti dal carbone nel 2019 sono stati del 17% superiori a confronto con il 2010, per effetto di un aumento della capacità installata nel decennio del 32% fino a 2,1 TW.
Nel 2019 la nuova capacità a carbone, al netto delle dismissioni, è ammontata a 39 GW, oltre il doppio dei 19 GW del 2018.
“I Paesi più ricchi si stanno muovendo rapidamente verso la chiusura degli impianti a carbone più vecchi e inefficienti che non possono competere con i nuovi progetti a gas o da rinnovabili, ma nelle nazioni meno sviluppate, in particolare dell’Asia, continuano ad entrare in funzione nuove centrali a carbone, spesso con il sostegno finanziario degli istituti di credito cinesi e giapponesi”, ha sottolineato il responsabile Americhe di Bnef, Ethan Zindler.
In ogni caso, Bnef stima che a livello mondiale le emissioni di CO2 del settore energetico siano diminuite nel 2019 dell’1,5% nei confronti del 2018, come conseguenza di un calo negli Usa e nella Ue che ha più che compensato l’incremento della Cina. Quest’ultima ha rappresentato l’anno scorso il 37% delle emissioni totali del settore energetico, seguita da Usa (14%) e Ue (6%).