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Inqua2023, presentata prima mappa dei cambiamenti ambientali in Italia

Al via Inqua2023, uno dei più grandi congressi mondiali sulla evoluzione del pianeta, in programma nelle aule della Sapienza di Roma, fino al 20 luglio. L’apertura ufficiale è avvenuta alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della ministra dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini. Durante l’evento circa 3.000 ricercatori provenienti da 103 paesi si riuniscono per discutere, in 14 sessioni parallele, le tematiche legate alle ricerche sul Quaternario. I lavori sono stati preceduti nella serata di giovedì dall’Ice-breaker Party all’Orto Botanico.

Tra le novità più attese, la presentazione della prima carta geologica del Quaternario d’Italia, realizzata nell’ambito del progetto Metiq (Modello Evolutivo del Territorio Italiano nel Quaternario), coordinato da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) insieme a numerose Università, Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche), Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ed Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale).

La Carta rappresenta e posiziona geograficamente le evidenze dei depositi più significativi in scala 1:500,000 e fornisce una visione d’insieme delle ricche conoscenze regionali e locali per poter formulare scenari relativi ai fenomeni e ai processi naturali e antropici che si possono attendere nel prossimo futuro. Di fatto, una base indispensabile per la pianificazione, la gestione del territorio e la valutazione delle pericolosità geologiche. Basti pensare ad esempio, come emerge dai dati della Carta, alle variazioni del livello del mare durante il Quaternario: in occasione dell’ultima punta climatica fredda di circa 18mila anni fa il livello infatti era di 120 metri più basso di quello attuale. In poche migliaia di anni è risalito raggiungendo più o meno le quote attuali dove si trova abbastanza stabilmente da ‘appena’ 10mila anni.

Questa è soltanto una delle informazioni contenute nella Carta, che per la prima volta riunisce e armonizza tutti dati disponibili e le conoscenze sul Quaternario italiano. Gli studiosi hanno potuto così ricostruire e quantificare gli effetti delle variazioni climatiche sul livello medio dei mari, scoprendo che il livello massimo raggiunto in occasione di una fase climatica più calda di quella attuale, (il cosiddetto Tirreniano di 118mila anni fa), si trovava mediamente a circa 7-8 metri sopra a quello attuale. Quando queste evidenze sono documentate a quote molto diverse dimostrano che l’area si è sollevata o abbassata negli ultimi 118mila anni ed è dunque una zona instabile.

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