Dal nord al sud dell’Italia, gli eventi atmosferici disastrosi ci pongono ormai di frequente di fronte all’impatto pesante del clima che cambia, palesando le vulnerabilità di molte aree del Paese. Ma qual è la capacità di resilienza delle nostre città e dei nostri territori? Quanto è importante il ruolo delle Regioni e degli enti locali? Quali politiche e azioni mettere in campo e come coinvolgere i diversi attori per adattare ai cambiamenti climatici le nostre città e i territori?
Proprio a supporto di Regioni, aree metropolitane ed enti locali ─ con l’obiettivo di accompagnarli nello sviluppo di metodologie, strumenti e misure di adattamento ─, è stato avviato Master Adapt (Main Streaming Experiences at Regional and local level for Adaptation to climate change), progetto europeo con capofila la Regione Sardegna. L’iniziativa – riporta un comunicato stampa – è finanziata dal programma LIFE dell’Unione europea, ed è realizzata anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo.
Il progetto offre oggi a patrimonio delle amministrazioni dei vari Paesi strumenti concreti, tra cui le “Linee guida per le strategie regionali di adattamento ai cambiamenti climatici”, riconosciute buona pratica dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e proposte al Ministero dell’Ambiente: gli strumenti potranno ora essere utilizzati da altri territori per definire le proprie strategie di adattamento al climate change.
Quattro le aree pilota protagoniste di Life Master Adapt, con il coinvolgimento complessivo di 53 Comuni: la Città metropolitana di Venezia, un’aggregazione di otto Comuni a Nord di Milano (asta fluviale del Seveso), la Città metropolitana di Cagliari e la Rete Metropolitana del Nord Sardegna (Alghero, Porto Torres e Sassari), infine l’Unione dei Comuni del Nord Salento. Territori differenti per dimensione, caratteristiche climatiche, geologiche e composizione morfologica, ma pure per sviluppo urbano e vocazioni socioeconomiche, forma e status giuridico. A portare il proprio contributo e supporto tecnico qualificati partner: Coordinamento Agende21 locali italiane, ISPRA-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale, FLA-Fondazione Lombardia per l’ambiente, Ambiente Italia, Università Iuav di Venezia e Università degli studi di Sassari.
L’obiettivo complessivo del progetto – ricorda il comunicato – è quello di condurre le aree pilota a un miglioramento globale del loro sistema di governance e all’integrazione dell’adattamento ai cambiamenti del clima negli strumenti “ordinari” di pianificazione e programmazione esistenti. Nello specifico, alcuni dei Comuni coinvolti hanno sottoscritto il Patto dei Sindaci per realizzare il PAESC, il Piano d’azione sostenibile per l’energia e il clima a cui sollecita l’Europa, numerosi altri sono stati accompagnati nella predisposizione dei Piani di adattamento locali, infine nel caso della Regione Sardegna si è giunti all’adozione di una Strategia regionale di adattamento.
In tema di climate change, si tratta di uno dei primi esempi in Italia di valutazioni quantitative che combinano i diversi fattori di “sensibilità” dei territori a essere influenzati da eventi atmosferici straordinari con quelli di capacità adattiva. Ora, grazie al progetto, tali valutazioni sono definite in procedure standardizzate.
A partire dall’analisi dei maggiori fronti di rischio emersi per i prossimi decenni, gli enti locali hanno definito i propri obiettivi di adattamento e messo in campo oltre 330 azioni locali concrete finalizzate a raggiungerli: dall’utilizzo di nuove tecnologie per migliorare il monitoraggio climatico a soluzioni ecosistemiche (cioè basate sulla natura, come l’introduzione di nuovo verde per mitigare ondate di calore e alluvioni meteoriche), dal risparmio idrico e riutilizzo delle acque per diminuire i rischi siccità alla riduzione degli impatti ambientali delle attività agricole, fino ad azioni di permeabilità del suolo per favorirne il drenaggio.