Proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’ambiente, celebrata lo scorso 5 giugno, è arrivata una pessima notizia: a livello globale il mese di maggio 2020 è stato il più caldo di sempre, e nello stesso periodo è stato registrato il record assoluto della concentrazione di anidride carbonica a livello globale.
Il bollettino climatico Copernicus Climate Change Service (C3S) ha inoltre rilevato che le temperature sono state di 0,63 gradi centigradi al di sopra della media dello stesso mese tra il 1981 e il 2010. Le temperature più calde sono state registrate in alcune zone della Siberia (anche 10 gradi sopra la media e devastata l’anno scorso da un incendio spaventoso), dell’Alaska e dell’Antartide. In Europa, maggio ha registrato temperature più basse rispetto alla media, ma con una netta divisione geografica.
L’altra cattiva notizia è la concentrazione di anidride carbonica a livello globale che ha raggiunto un picco di 417,1 parti per milione, 2,4 in più rispetto al picco del maggio 2019, come indica l’Organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo) riportando la misurazione della stazione di osservazione di Mauna Loa alle Hawaii, punto di riferimento nel programma Global Atmosphere Watch del Wmo, con stazioni di osservazione in oltre 50 paesi.
Grave è anche la situazione della biodiversità a livello globale. In Italia – evidenzia Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) – i trend degli ultimi decenni parlano chiaro: delle 672 specie di vertebrati italiani (di cui 576 terrestri e 96 marine), 6 sono ormai estinte e 161 sono a rischio estinzione (di cui 138 specie terrestri e 23 specie marine), pari al 28% delle specie valutate. “Le pressioni correlate ai cambiamenti climatici e la crescita dell’uso del suolo sono il maggiore driver del rischio di estinzione per le specie di flora e fauna valutate – sottolinea Ispra – Bene invece le aree protette: i sistemi di gestione italiani sono in linea con gli standard europei. Dalla nuova strategia Ue e dall’Accordo Mondiale per la Biodiversità, nuove opportunità per una maggiore tutela, ripristino e lotta alle cause di estinzione”.
A livello globale il quadro peggiora: secondo l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services circa un milione di specie viventi (su un totale stimato di oltre 8 milioni) rischia di sparire per sempre, processo che potrebbe completarsi per molte di queste specie entro pochi decenni. “Tre quarti dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati significativamente modificati dalle attività umane – riporta ancora Ispra – Più di un terzo della superficie terrestre del Pianeta e quasi il 75% delle risorse di acqua dolce sono ora destinate alla produzione di colture o all’allevamento del bestiame. Sempre a livello globale, dal 1970 a oggi il volume della produzione agricola è aumentato di circa il 300%, il prelievo di legname del 45%, mentre, dal 1980 a oggi, l’estrazione di risorse naturali, rinnovabili e non rinnovabili è quasi raddoppiato e ha raggiunto circa 60 miliardi di tonnellate l’anno.”