Wood Mackenzie – gruppo globale di ricerca e consulenza in diversi settori compreso quello delle energie rinnovabili – ha stimato un nuovo calo dei costi per l’energia solare.
La previsione è stata fatta sulla base dei dati raccolti da Wood Mackenzie e pubblicati in un rapporto intitolato “Total Eclipse: come la riduzione dei costi assicurerà il dominio del solare nel settore dell’energia“.
Dopo il notevole calo del 90% registrato rispetto ai dati del 1991 – riporta un comunicato del gruppo – ora si stima un ulteriore ribasso del 15-25% entro il 2030. Ad oggi, tutti i sussidi statali che negli anni precedenti hanno dato un forte contributo allo sviluppo del mercato fotovoltaico mondiale, stanno venendo meno, lasciando via via il posto ad aste al ribasso e a nuovi accordi di compravendita a lungo termine.
Nonostante tutti i cambiamenti in atto, il costo dell’energia solare però continua a calare. Dal 1991, infatti, questo è diminuito di circa il 90% e si stima che entro il 2030 subirà un ulteriore taglio del 15-25%.
Nel rapporto, il comparto fotovoltaico viene definito come “highly investible”, ossia ad alto potenziale di attrazione di investitori, e questo grazie alla sua capacità di soddisfare al contempo gli obiettivi sia economici che politici.
Ravi Manghani, direttore della ricerca di Wood Mackenzie, ha affermato: “Mentre il mondo cerca di riprendersi dalla crisi economica innescata dal Covid-19 e, contemporaneamente, soddisfare gli obiettivi climatici, il solare è in una posizione unica per portare avanti gli sforzi di decarbonizzazione“.
Infatti, nonostante la crisi legata alla pandemia, le installazioni hanno superato i 115 GW nel 2020. Per capire l’importanza di questo dato è sufficiente guardare i dati del 2006, dove i GW installati a fine anno erano appena 1,5.
Ad oggi già in 16 Stati degli Usa, oltre a Spagna, India e Italia, la tecnologia rappresenta la forma più economica di nuova produzione elettrica. Nel 2030 a questi Paesi si aggiungeranno anche tutti gli altri Stati mancanti degli Usa, più Canada e Cina.
Manghani ha poi aggiunto: “Il fotovoltaico sta diventando così competitivo che non solo è un mezzo di decarbonizzazione per le aziende, ma anche un modo per ridurre le spese energetiche per le loro attività“.
Wood Mackenzie stima che nel prossimo decennio la riduzione dei costi sarà dovuta principalmente alla crescita e allo sviluppo di diverse tecnologie, tra cui tre in particolare:
- pannelli bifacciali: la nuova tecnologia consentirebbe a entrambi i lati dei pannelli di generare energia, arrivando così a un aumento del 15% della produzione;
- moduli solari più grandi: lo sviluppo di pannelli di maggiori dimensioni, infatti, consentirebbe un aumento della “superficie utile” alla cattura di energia solare, determinando così maggiori guadagni in uscita;
- tracker: questi sono dei sistemi di tracciamento e inseguimento che consentono al pannello di disporsi nella migliore inclinazione durante il giorno in modo da ricevere la maggior quantità di luce possibile, e aumentando così la capacità di cattura rispetto a un pannello “statico”.
- Per il prossimo decennio si stima anche un calo dei costi operativi. Infatti l’utilizzo di tecnologie già ampiamente utilizzate nel settore dell’eolico, come l’utilizzo di droni o la termografia per il monitoraggio, potrebbero rendere le operazioni molto più efficienti. Inoltre un enorme contribuito verrà anche dall’intelligenza artificiale.
Ma Wood Mackenzie avverte: “il settore non è privo di rischi per alcuni giocatori. Coloro che investono nel solare potrebbero pagare un prezzo per il successo della tecnologia. Con il calo dei costi e l’aumento della capacità solare installata, anche i prezzi all’ingrosso possono diminuire, riducendo la redditività. Tuttavia, questa riduzione dovrebbe consentire al fotovoltaico di sostituire il carbone e altre tecnologie più costose, aumentando la sua quota sul mercato“.