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Mobilità elettrica, la spinta di ANIE e delle associazioni di categoria

Un recente studio del Politecnico di Milano ha evidenziato come già oggi, senza nessun intervento particolare, il 13% degli automobilisti italiani potrebbe passare a un’auto elettrica utilizzando durante la notte una ricarica standard da 3 kW installata in box. Questo perché la maggior parte delle auto elettriche copre le necessità di spostamento grazie a un’autonomia superiore ai 250 km.

Se si aggiungesse le possibilità di caricare al lavoro e nei luoghi dove ci si ferma per un tempo sufficiente alla ricarica (dai 30 minuti in su) – sottolinea lo studio – questa percentuale aumenterebbe. Fondamentale è però garantire sistemi di ricarica rapida su autostrade e direttrici di collegamento per assicurare spostamenti anche oltre i 250 km.

Per accelerare la crescita delle infrastrutture sono dunque determinanti i supporti e gli incentivi: per le stazioni di ricarica private, per esempio, grazie all’azione di ANIE (Federazione Nazionale Imprese Elettroniche ed Elettrotecniche) nella legge di bilancio del 2019 è stata introdotta una detrazione del 50% in 10 anni fino ad una spesa massima di 3.000 €. Inoltre, grazie alle azioni delle associazioni di categoria, nel decreto di agosto sono stati stanziati 90 milioni anche per incentivare le stazioni di ricarica presso le aziende.

Alla luce di ciò che sta accadendo la mobilità elettrica è un tassello indispensabile da inserire nel quadro di azioni da intraprendere per lasciare ai nostri figli un pianeta (ancora) vivibile.”- ha dichiarato Omar Imberti, membro del gruppo E-mobility di ANIE, al sito elettricomagazine.it – “In questa ottica la mobilità elettrica va vista come un elemento da integrare in un concetto più ampio di mobilità sostenibile, fulcro di un modello di sostenibilità a 360°.”

Per quanto riguarda le infrastrutture, a dispetto dell’opinione diffusa, oggi in Italia ci sono circa 15.000 punti di ricarica aperti al pubblico che, paragonati alle auto elettriche circolanti (circa 50.000), equivale a un punto di ricarica ogni 3 auto. Il problema è che sono mal distribuite per vari motivi, il principale è legato ad aspetti burocratici e quindi le stazioni sono state installate dove possibile e non nei punti ottimali.

Ricordiamo che per l’installazione di una stazione di ricarica possono essere necessari fino a 18 permessi”. – ha aggiunto Omar Imberti – “Nel decreto semplificazioni sono stati migliorati alcuni di questi aspetti e ci auguriamo che in futuro sia possibile rendere più semplice e conveniente installare l’infrastruttura necessaria all’e-mobility”. Inoltre, le stazioni di ricarica sono concentrate principalmente al nord e centro Italia, mentre il sud è ancora in ritardo nonostante un turismo sempre più sostenibile.

 

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