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Hera, Cnr e Medica: inaugurato nel Ferrarese il Water Living Lab

Si chiama Water Living Lab l’impianto pilota nato dalla collaborazione tra il Gruppo Hera, Medica Spa, leader nella produzione di apparecchiature biomedicali, e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in grado di rimuovere i microinquinanti emergenti potenzialmente presenti nelle acque da trattare ad uso idropotabile.

La centrale di Pontelagoscuro (Ferrara), che preleva acqua direttamente dal fiume Po e la rende potabile attraverso una filiera di trattamento completa e sicura, idonea ad accogliere sperimentazioni su scala industriale, è l’impianto gestito dalla multiutility in cui è stato installato il nuovo sistema, che si avvale di materiali innovativi, derivanti dal recupero di prodotti di scarto dell’industria biomedicale.

Il Water Living Lab, cardine del progetto Life Remembrance (per un investimento di oltre 2,5 milioni di euro, di cui 1,2 milioni finanziati dal programma europeo LIFE) è stato presentato lo scorso 5 marzo dal Direttore Centrale Reti del Gruppo Hera Alessandro Baroncini, dalla Responsabile Laboratorio di Medica e coordinatrice del progetto Letizia Bocchi e da Manuela Melucci, ricercatrice dell’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isof) e Technical Manager del progetto.  Sono intervenuti anche la vicepresidente nonché assessore alla Transizione Ecologica della Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, la rappresentante di Water Europe, Maria Cristina Pasi e il presidente del Consiglio comunale di Ferrara, Lorenzo Poltronieri (vedi foto).

Il Water Living Lab è stato progettato e realizzato in team da Gruppo Hera, Cnr-Isof di Bologna e Medica, azienda di Medolla (MO) che produce apparecchiature biomedicali e che oggi vanta tra i suoi principali obiettivi strategici lo sviluppo di nuove tecnologie applicabili alla filiera di trattamento delle acque.

In particolare, l’innovativo impianto utilizza granuli polimerici contenenti grafene derivati dalla lavorazione di membrane inutilizzate dell’industria biomedicale che, inseriti in appositi serbatoi in cui viene fatta confluire l’acqua, sono in grado di trattenere ed eliminare eventuali microinquinanti. In questo modo un materiale altamente pregiato, ma di scarto, viene valorizzato e riutilizzato nel ciclo di potabilizzazione, diventando risorsa ed esempio virtuoso di economia circolare.

I test di laboratorio effettuati presso il Cnr-Isof di Bologna sui nuovi materiali hanno dimostrato una maggiore efficacia su piccola scala nella rimozione di microinquinanti (tra cui composti chimici industriali PFAS, farmaci, cosmetici e antiparassitari) rispetto ai carboni attivi granulari.

Ora, attraverso la deviazione di una piccola parte di acqua trattata dal potabilizzatore, allo stato naturale o alterata ad hoc per il progetto, la nuova strumentazione sarà quindi in grado di studiare le performance di rimozione degli inquinanti emergenti da parte dei nuovi materiali in ambiente e matrice reali.

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