Secondo uno studio del Consiglio europeo per le relazioni internazionali, sono gli stessi cittadini Ue a chiedere risposte sempre più chiare riguardo il macrotema del clima, tanto che sarebbero disposti a sacrificare la crescita economica pur di proteggere il pianeta.
Il sondaggio, commissionato dal prestigioso think-tank European Council on Foreign Relations (ECFR), ha coinvolto 60mila cittadini europei in quattordici Paesi per capire cosa si aspettano da appuntamenti come l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) e il summit di New York, concentrandosi su temi che vanno dal clima al disarmo nucleare in Iran, fino ai rapporti commerciali tra Cina e Stati Uniti e alle interferenze russe nelle elezioni di altri Paesi.
Sul clima, tra le battaglie con più forte risonanza globale, più del 50% dei cittadini dell’Unione chiede che abbia un posto prioritario nell’agenda politica del loro governo, “anche a costo di frenare la crescita economica”. E l’Italia è uno dei Paesi più propensi all’attivismo: dopo la Romania, che dal rapporto ECFR risulta lo Stato più sensibile al cambiamento climatico (77% dei cittadini), è l’Italia, a pari merito con la Grecia (74%), la seconda nazione pronta a mobilitarsi con nuove misure a tutela dell’ambiente e della salute pubblica.