Ogni anno in Italia si spendono, in media, 47,1 miliardi di euro per consumi termici ed elettrici negli edifici: un costo che potrebbe essere abbattuto di almeno il 10% intervenendo già soltanto su un quinto delle costruzioni. In questo scenario, a giocare un ruolo di grande rilievo sono i sistemi di domotica e di Building Automation (BACS – Building Automation and Control System), che possono offrire un contributo significativo alla trasformazione green e smart del patrimonio immobiliare italiano e delle città. A sottolinearlo è anche la nuova Direttiva europea EPBD “Case Green” che prevede – all’interno del parco immobiliare europeo e già a partire dalla fine del 2024 per gli edifici non residenziali più energivori (potenza termica oltre 290 kW) e a partire dal 29 maggio 2026 per gli edifici residenziali nuovi o sottoposti a importanti ristrutturazioni – l’adozione obbligatoria dei sistemi BACS per il controllo e l’automazione del funzionamento dei sistemi tecnici dell’edificio.
A frenare la diffusione e la piena adozione dei sistemi BACS, tuttavia, è in primis – secondo gli operatori del settore – il livello di conoscenza degli utenti finali riguardo alle opportunità della domotica negli Smart Building: solo il 30% degli utenti ha un livello di conoscenza alto o moderato, mentre nel 70% dei casi è ancora “basso”. Inoltre, circa 2 aziende su 3 segnalano la mancanza di competenze nello sviluppo e installazione di questi sistemi (67%), seguito dal problema dei costi di installazione ritenuti troppo elevati (45%).
È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Community Smart Building di The European House – Ambrosetti (TEHA), 1° Think Tank privato e indipendente in Italia, che ha coinvolto gli operatori della filiera1 con l’obiettivo di approfondire il ruolo potenziale e le barriere all’adozione di sistemi di domotica e Building Automation nel parco immobiliare italiano.
L’indagine è stata presentata nell’ambito di “it’s ELETTRICA”, l’evento organizzato da Comoli Ferrari presso l’Allianz MiCo di Milano per proporre un nuovo approccio all’impiantistica fatto di soluzioni che comprendono tecnologie integrate e servizi, ed è stata occasione per annunciare la ripartenza della Community Smart Building, giunta alla sua terza edizione. Con il supporto di ABB, ANCE Lombardia, BTicino, Comoli Ferrari, IRSAP, Kone, MCZ Group, Principe Ares e Veos, la Community Smart Building punta ad evolvere da “think tank” ad “act tank” a supporto dei policy maker, specialmente nella stesura del nuovo “Piano Nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici”, obiettivo che si accompagna all’aggiornamento e all’ampliamento dell’Osservatorio Smart Building, per monitorare l’andamento del settore.
“Con l’approvazione della Direttiva Case Green, nel prossimo biennio l’Italia sarà chiamata a definire il ‘Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici’ e il ruolo della Community Smart Building diventa cruciale come soggetto a supporto dei policy maker. La missione della Community è infatti fungere da piattaforma di alto livello per il confronto e la generazione di conoscenza riguardante gli Edifici Intelligenti, inseriti in una visione strategica complessiva e un modello operativo condiviso”, spiega Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti. “Connettività e building automation, infatti, generano benefici a più livelli. Per quanto riguarda gli smart building, ad esempio, le applicazioni non si limitano alla sola dimensione domestica e interna all’abitazione, ma consentono di ragionare in una visione di Smart City integrata, per ottimizzare la gestione delle risorse e migliorare la qualità della vita dei cittadini. È dunque urgente intervenire per agevolare la diffusione delle tecnologie smart il prima possibile: semplificandone l’uso, aumentando la sicurezza e sensibilizzando sul tema della cybersecurity, prevedendo un coordinamento tra sistemi diversi e lo scambio dei dati aggregati, ipotizzando incentivi specifici per rendere i costi più accessibili”.
I benefici della domotica per la trasformazione sostenibile degli edifici
Come sottolineato dall’analisi condotta dalla Community Smart Building intervistando gli operatori del settore, tra i principali benefici dei sistemi BACS si evidenziano la gestione e il controllo da remoto (58%), la facilità di scalabilità e adattamento a nuove tecnologie (52%) e la maggiore efficienza energetica grazie alla gestione automatizzata (43%). Per un terzo degli intervistati (34%) i sistemi BACS portano ad un incremento del valore dell’immobile, mentre per il 23% rendono l’abitazione più sicura; infine, per il 14%, assicurano maggiore comfort per l’utente finale.
La Community ha inoltre mappato le applicazioni abilitate dalla connettività, classificandole in 5 dimensioni associate alla vita degli occupanti: energia, sicurezza, comfort, salute e manutenzione.
Allargando lo sguardo alla dimensione esterna dell’edificio, la connettività consente inoltre di ragionare in una visione di Smart City integrata, per ottimizzare la gestione delle risorse e migliorare la qualità della vita dei cittadini. La domotica urbana permette una gestione più efficace dei servizi pubblici come l’illuminazione stradale, il riscaldamento urbano e la raccolta dei rifiuti, grazie a sistemi che monitorano e rispondono dinamicamente alle esigenze reali della città. In ambito energetico, ad esempio, è possibile monitorare la flessibilità della domanda di energia elettrica degli edifici, in ottica di demand response. Inoltre, contribuisce alla mobilità sostenibile con la gestione intelligente del traffico e la ricarica ottimizzata dei veicoli elettrici, riducendo congestionamento e inquinamento, o ancora rende le città più sicure, con rilevazione di situazioni critiche come allagamenti o fughe di gas negli edifici adiacenti all’abitazione.
Le barriere da superare: interoperabilità, complessità di installazione, costi e sicurezza
Nell’adozione dei sistemi di domotica e building automation emergono però ancora delle criticità, secondo la survey della Community Smart Building. In particolare, le più sentite dagli utenti sono la mancanza di interoperabilità tra sistemi diversi (46%) e la complessità dell’installazione e configurazione (46%). Per un terzo dei rispondenti, a ostacolare la diffusione della domotica è il tema della sicurezza e della privacy dei dati (33%), mentre per il 28% il problema principale è relativo ai costi iniziali di installazione, considerati elevati. Solo nell’11% dei casi, infine, si fa presente il tema dell’assistenza tecnica ancora limitata.
Dalla formazione alla privacy, le aree di intervento per spingere il mercato
Grazie all’attività di mappatura e alla survey con gli addetti della filiera, la Community Smart Building ha identificato i fattori fondamentali per promuovere l’adozione delle tecnologie smart nelle abitazioni e nelle città. La formazione degli operatori è considerata la leva prioritaria per lo sviluppo del settore dal 65% degli operatori; la Community ha infatti quantificato che la diffusione degli Smart Building in Italia potrà abilitare la creazione di 200 mila posti di lavoro qualificati e specializzati. Oltre la metà dei rispondenti indica la necessità di potenziare le misure di cybersecurity e di protezione della privacy come principale driver di crescita, al fine di prevenire accessi non autorizzati e garantire una gestione sicura dei dati sensibili. La standardizzazione dei protocolli, finalizzata a garantire l’interoperabilità delle tecnologie installate nell’abitazione, è un ulteriore elemento imprescindibile per promuovere la diffusione dei sistemi di building automation.